LE CONFESSIONI
DI
FRA GUALBERTO.


ANTON GIULIO BARRILI

LE CONFESSIONI
DI
FRA GUALBERTO

Storia del Secolo XIV

Seconda edizione

MILANO
FRATELLI TREVES, EDITORI.
1874.


Quest’opera, di proprietà dei Fratelli Treves, editoridi Milano, è posta sotto la salvaguardiadella legge e dei trattati sulla proprietà letteraria.

Stab. Fratelli Treves.


[5]

A LUIGI LUZZATTI

Onorarsi ed amarsi, anco se combattendoin campi contrarii, parve fiore di gentilezzaagli antichi. Diomede e Glauco insegnino,dei quali racconta Omero, nel VI dell’Iliade,il generoso colloquio:

«... Or nella pugna

«Evitiamci l’un l’altro....

«... Di nostr’armi il cambio

«Mostri intanto a costor che l’uno e l’altro

«Siam ospiti paterni. Così detto,

«Dal cocchio entrambi dismontâr d’un salto;

«Strinser le destre e si dier mutua fede.

«Ma nel cambio dell’armi a Glauco tolse

«Giove lo senno. Aveale Glauco d’oro,

«Diomede di bronzo; eran di quelle

«Cento tauri il valor, nove di queste».

A te il mio libro e l’affetto; a me la tuagrazia costante. Son Diomede in cotesto, chetroppo più ci guadagno nel cambio.

Di Genova, il 30 Aprile del 1873.

ANTON GIULIO BARRILI.

[7]

PROLOGO.

Nessuna cosa ad uno scrittore, dopo il titolodel suo libro, è più bisognevole d’una buonapròtasi, o cominciamento che dir si voglia.Anche un adagio, prezioso stillato di scienzapopolare, ammonisce che «chi ben cominciaè alla metà dell’opra»; il che per fermo nons’intenderà esser vero, se non ammettendo chesi possa tirare innanzi a furia di sciocchezze,pur di aver fatto bella comparsa in principio.Facciamoci vivi alle mosse; per tutto il rimanentedella via è lecito impoltronire, appisolarsia cassetta (vedete Orazio che ne concedelarga perdonanza ad Omero); l’essenziale stanello svegliarsi, da bravi cocchieri, in prossimitàdella posta, e, con alto schioccar di frusta egaloppar di cornipedi, mettere il borgo a romore.

Mano dunque alla pròtasi! Ma qui pur troppole invenzioni scarseggiano; testimone la repubblicaletteraria tutta quanta, che, da forse tremilaanni, non ha saputo far altro che andaresulle pedate d’un cieco. Egli è vero bensì che[8]costui ci vede assai meglio di tutti i suoi successori;tantochè nessuno è giunto così lontanocom’egli, orbo cantastorie di Grecia. Perristringerci ai sommi, vediamo Virgilio avercopiato da lui, l’Ariosto da Virgilio, il Tassoda ambidue. «Canto l’armi pietose e il capitano»,scrive Torquato. «Le donne, i cavalier,l’arme, gli amori — Le cortesie, leaudaci imprese io canto», ha scritto messerLodovico. E Virgilio, quindici secoli avanti,aveva lasciato il suo Arma virumque canoche fa riscontro all’Iram cane, Dea, dell’Iliade,e al Dic mihi, Musa, virum, dell’Odissea.Insomma, già prima che mi sgocciolidalla penna, lo avrete pensato voi,

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