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FERDINANDO GREGOROVIUS

Passeggiate per l'Italia

Napoli
L'isola di Capri
Palermo-Siracusa
Napoli e la Sicilia dal 1830
al 1852


Versione dal tedesco di Mario Corsi


Ulisse Carboni—Libraio Editore
ROMA
Via delle Muratte, 77
1909

[Pg 1]


NAPOLI
(1854)


[Pg 3]

Napoli.
(1854).

I.

Roma, da dopo la rivoluzione del 1848,appare ancor più silenziosa che nel passato;tutta la vivacità del popolo è scomparsae le classi agiate si tengono paurosamentenascoste, guardandosi bene di farparlare di sè; e le classi infime sono ancorapiù misere e più oppresse di prima.Le feste popolari sono scomparse, o quasi;il carnevale è in piena decadenza; e persinole feste di ottobre, un tempo sì allegrefuori delle porte, fra i bicchieri divino dei Castelli e il saltarello, sono pressoche dimenticate. Roma è oggi una granderovina della civiltà: non vi si vedono cheprocessioni di preti e di frati, non vi sisente che suono di campane o musica chiesastica,e tutta la vita sembra essersi rifugiata[Pg 4]fra i curiali, fra i cardinali, fra imonaci, fra i preti. Il popolo non è che unsemplice spettatore che non lavora, che noncommercia e si contenta soltanto di contemplare,e contempla le rovine antiche, legallerie del Vaticano, le funzioni in S. Pietroo nella Cappella Sistina, dove il Papae i cardinali stanno disposti in gruppi, semprenello stesso ordine, sì da parere ungran quadro. Persino nel Corso, per cuiil Romano passeggia gravemente nel pomeriggioed alla sera, la gente vi si recanon per muoversi, ma per ammirare le bellesignore che corrono in su e in giù in carrozza.

Ben diverso è l'aspetto di Napoli, doveil vivace, febbrile e continuo chiassoso movimentodi tutto quel popolo, ha del fantastico.Si direbbe una città in rivoluzione,perchè tutti si muovono, tutti si agitano,tutti gridano e schiamazzano. Nel porto,sulle rive del mare, nei mercati, in via Toledo,persino a Capodimonte, al Vomero,a Posillipo, lo stesso movimento, lo stessochiasso. A Napoli non si riesce a far nulla,e il nostro occhio nulla può fissare: ovunquebisogna guardarsi senza posa controgli urti e gli spintoni. La stessa viva lucedel mare e delle rive mantiene in continuaagitazione, eccita la vista e la fantasia; e ilfrastuono delle voci umane e delle carrozze[Pg 5]non cessa nemmeno nel cuore della notte.

Da Castel Sant'Elmo salii fino al monasterodi S. Margherita, un edificio principescodei Benedettini senza l'uguale permagnificenza architettonica e per posizione,il quale domina Napoli dal Vomero, conla vista insuperabile dell'ampio golfo, dellesue isole e dell'immensa città, distendentesida Posillipo sino alle falde del Vesuvio.Ebbene, anche a quell'altezza arriva confusoil rumore della città e pare quasi chela popolazione in basso sia impegnata inuna lotta terribile, sia in piena rivoluzione.Chi volesse ricercare perchè tu

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