LA SUA CONGIURA, I SUOI PROCESSI
E LA SUA PAZZIA
NARRAZIONE
CON MOLTI DOCUMENTI INEDITI POLITICI E GIUDIZIARII,
CON L'INTERO PROCESSO DI ERESIA
E 67 POESIE DI FRA TOMMASO FINOGGI IGNORATE,
PER
LUIGI AMABILE
già prof. ord. di Anatomia patologica nella R. Università di Napoli,
già Deputato al Parlamento Nazionale.
«La così detta congiura, che il Baldacchini
e i più dei biografi Campanelliani qualificano
eterno ed insolubile problema degli
eruditi».—Berti, T. Campanella, 1878
VOL. II.
NARRAZIONE, PARTE II.
NAPOLI
CAV. ANTONIO MORANO, EDITORE
371, Via Roma, 372
1882
L'editore avverte che avendo adempiute tutte le formalità prescritte dallalegge sulla proprietà letteraria, intende valersi della protezione che leleggi stesse accordano.
PROCESSI DI NAPOLI E PAZZIA DEL CAMPANELLA.
A.—Processo della congiura (primi mesi del 1600).
I. Al declinare del giorno 8 novembre 1599, le quattro galereprovenienti dalla Calabria giungevano in vista di Napoli, epoco dopo un battello spiccavasi dal Regio «tarcenale», come allorasi diceva, ed andava ad incontrarle. Nella sera, all'entrarein porto, dalle antenne di ciascuna galera si vide spenzolare unuomo appiccato, e due altri si videro squartare in mezzo alle galeremedesime, «per spavento del populo di questa città, concorsoin numero infinito alla fama di questi funesti spettacoli»[1]. L'indomani,i carcerati venivano sbarcati e rinchiusi parte nel Castelnuovo e parte nel Castello dell'uovo.
Ecco come era andata la faccenda di queste esecuzioni: ce nedanno notizie abbastanza precise in ispecie tre documenti autenticida noi raccolti, una lettera Vicereale del 9 novembre rinvenuta inSimancas, e due certificati scritti più tardi da' sacerdoti che avevanoassistito alcuni di quegl'infelici, inserti poi nel processo dieresia. Il Vicerè scriveva a S. M.tà: «D. Garzia di Toledo con lequattro galere giunse ieri con Carlo Spinelli e i prigioni di Calabria,de' quali si aveano da giustiziare in Monteleone sei cheerano convinti e confessi, e per non trattenere le galere li condusserocon gli altri. Prima di sera mi avvertirono di quantoaccadeva, e comandai che andassero ad incontrare le galere alcuniReligiosi i quali li aiutassero a ben morire, e che all'entratadel porto ne appiccassero quattro alle antenne e ne squartasserodue, come si fece; ma ordinai che dapprima li strozzassero,ed essi morirono molto bene confessando i loro delitti, quantunque[Pg 2]uno rimanesse pertinace sino all'ultimo ed infine morissecome gli altri. Oggi i prigioni sono stati posti ne' Castelli» etc.[2].Adunque l'ordine delle esecuzioni anche questa volta fu dato dalVicerè; e da una lettera del Nunzio, come vedremo più sotto, risultache le galere si fermarono in Nisida per entrare la sera nelporto, od almeno che si era diffusa la voce di questo avvenimento,senza dubbio insieme con la fama del funesto spettacolo, secondol'espressione del