SALVATORE FARINA
MIO FIGLIO!
UNDECIMA EDIZIONE
S. T. E. N.
Società Tipografico-Editrice Nazionale
(già: Roux e Viarengo, M. Capra e A. Panizza)
TORINO, 1915.
PROPRIETÀ LETTERARIA
(3135)
Officine grafiche della S. T. E. N.(Società Tipografico-Editrice Nazionale) — Torino.
perchè quando non saranno più bambini,trovino in queste pagine gli affetti semplicidella loro età presente, e più tardi unamaggior parte di chi gli ha tanto amati
Milano, 1º Novembre 1881.
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Quando pubblicai la prima volta le parti staccatedi questo libro modesto, i critici mi avvertirono didue cose, cioè che io andava troppo per le lunghe,insistendo soverchiamente nei particolari; e che correvatroppo senza nemmeno toccare episodii importantidella piccola ma eterna epopea domestica. Conla scorta di questi due criteri, io, come è accadutoad altri, continuai a fare a modo mio. Ora che illibro, bene o male, è compiuto, mi credo in obbligo diavvertire chi legge che non ho voluto scrivere un romanzo,e che per ciò non si aspetti una narrazionefilata. Qua e là, fra le parti del libro, ho lasciatodi proposito un intervallo dove fosse posto ad altregioie e ad altri dolori, per la ragione medesima chemi consigliò di rifiutare le considerazioni troppo personalie gli avvenimenti non volgari. Dirò tutto:[10]Questa volgarità di casi e queste lacune mi darannoun collaboratore in ogni padre che voglia leggere ilmio libro.
D'un altro disinganno a cui va incontro il lettorenon sarà male che io mi scagioni a bella prima.
Mio Figlio! non è un protagonista, non è nemmenoun personaggio vero e proprio; è un sentimento,è il grido di tutta l'umanità, anzi di tutta lanatura.
Quale intento mi sono io proposto? Non lo so bene;mi ricordo che quando una voce di là dalle Alpimandò un grido che a molti non piacque, e in casanostra altre voci gridarono anche più forte e in unmodo che dispiacque a moltissimi, più d'uno sentì ilbisogno di mettersi alla finestra e di gridare: MioFiglio! Forse lo sentii anch'io questo bisogno, e allora,per vizio d'abitudine, presi la penna... e peccai.Oggi che le vociferazioni cominciano a cessare, questolibro non vuole aver punto l'aria di una protesta. — Checosa vuole esso dunque? Vuole che un padre difamiglia, dopo la lettura, faccia una carezza ai suoibambini.
S. Farina
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Non lo aspettavamo più: anzi, per dire il vero,non lo avevamo aspettato mai. Ci eravamo sposatisenza secondi fini, unicamente per isposarci,e il giorno delle nozze parve a me il più bellodi tutta la mia vita, perchè con esso incominciavafinalmente la vita nostra. Vedere qualchecosa