APOLOGIA DELLA VITA POLITICA
DI F. D. GUERRAZZI


F. D. Guerrazzi — Da un ritratto in Fotografia — Luglio 1851.


APOLOGIA

DELLA

VITA POLITICA

DI F.-D. GUERRAZZI

SCRITTA DA LUI MEDESIMO.

FIRENZE.
FELICE LE MONNIER.

1851.

[v]

AVVERTENZA.

Le agitazioni popolari trasmodando in Italia nel 1848,siccome avviene in tutti i movimenti politici, tenevanoinquieti gli animi delle classi più agiate, tanto più insofferentidi tumulti quanto meno abituate alla vita politicadegli Stati liberi.

La Toscana, agitata anch'essa, sperò maggior quietenel Ministero del 26 ottobre; e comunque il desideriosi spingesse oltre il possibile, tuttavia la parte piùintelligente e spassionata riconobbe singolarmente inF.-D. Guerrazzi l'uomo che il ristabilimento dell'ordinevoleva e si adoprava per conseguirlo.

Penetrato dei suoi doveri di Ministro Costituzionale,egli pose rara solerzia nel conciliare lo elemento democraticocon il Principato Rappresentativo, al quale ebbel'ossequio e l'affetto che quei doveri e la sua coscienzagl'imponevano.

Penetrato del bisogno di dare alla Italia la sua Nazionalità,secondò con ogni sforzo in questo fine santissimoi chiari voleri del Principe, e si adoprò ad un ingrandimentodei singoli Stati entro i limiti del possibile.

Lasciati varii Stati, ed il nostro fra questi, a lorostessi nel 1849, in un momento nel quale sarebbe statoforse più che in altri tempi necessario ogni sforzo deiPoteri costituiti a risparmiare disastri, tutti gli uominiintelligenti e spassionati si congratularono che vi fosseal Governo cotesto Uomo, il quale, lottando vivamente conle irrompenti moltitudini, e gl'impeti furiosissimi degli[vi]estremi Partiti, impedisse i gravissimi danni che minacciavano.

Ad esso, al suo non comune coraggio, alla noncomune intelligenza sua nelle cose politiche, si attribuivala salvezza del Paese.

Ed invero, riavutosi dallo stupore del non aspettatoabbandono del Principe, egli non risparmiò nè fatichenè vigilie, nè schivò pericoli, per salvare il Paese dallaguerra civile e dall'anarchia, nelle quali cotesto avvenimentofu per gettarlo.

Venne restaurato l'antico Governo, e la CommissioneMunicipale sembrò che per un momento riconoscesse ibenefizii da lui resi al Paese e allo stesso Governo ch'essarestaurava: se non che, fatto di poco più stabile l'anticoordine politico, i benefizii andarono dimenticati, anzi furonocompensati con un Carcere di Stato, e poi con unaaccusa di Perduellione!

Alla voce della coscienza pubblica fu anteposta laquerela di certo officiale di polizia, oscuro e peggio (oraprocessato per falsità, e dichiarato di perdutissima fama[1]),il quale divenne l'attivo agente nella compilazionedi un Processo giunto ormai alla mostruosa mole di diecigrosse filze e varie migliaia di pagine.

Così l'Uomo di chiara fama letteraria, e del qualeItalia, non che Toscana, si onora; l'Uomo che con esporrevita e salut

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