IL FANTASMA DI CANTERVILLE
E IL DELITTO DI LORD SAVILE


OSCAR WILDE

Il fantasma di Canterville
e il delitto di Lord Savile

Prima versione italiana di G. Vannicola.
con disegni di G. Mazzoni.


Seconda Edizione.


A. F. FORMIGGINI EDITORE IN ROMA


LA PROPRIETÀ LETTERARIA E ARTISTICA

degli ornamenti, delle versioni originali e delle note critichepubblicate in questa collezione

SPETTA ESCLUSIVAMENTE ALL'EDITORE

il quale, adempiuti i suoi obblighi verso la Legge e verso gli Autorieserciterà i suoi diritti contro chiunque e dovunque.

Copyright 1920: by A. F. Formiggini, Rome.


[xi]

INTRODUZIONE

Non rifarò la biografia d'Oscar Wilde, ormaicosa pubblica, ahimè, troppo pubblica. Più che perla grandezza e la decadenza della sua vita, più cheper la stessa sua opera, Wilde interessa sopratuttoper il particolare significato che possiamo trarredalla sua personalità d'eccezione.

«Io non rimpiango — scrive egli nel De profundis,che è il migliore commento alla tragediadella sua vita — io non rimpiango un solo istantedi aver vissuto per il piacere. Io feci questo appieno,come si dovrebbe fare ogni cosa che si fa. Non cifu piacere che io non sperimentassi; io gettai la perladella mia anima in una coppa di vino; io scesi pelsentiero fiorito di margherite al suono dei flauti; iovissi di favi di miele. Ma continuare la stessa vitasarebbe stato un errore, perchè sarebbe stata unalimitazione. Io dovevo andare innanzi: l'altra metàdel giardino aveva anche i suoi segreti per me».

E aggiunge, nel suo orgoglio di scrittore chevive, pur nel carcere da cui scriveva, la sua vita letterariacon profonda coscienza: «Naturalmente, tuttociò è adombrato e prefigurato nei miei libri.».

Nè avrebbe potuto essere altrimenti. In ogni singoloistante della propria vita, si è quello che si[xii]sarà non meno di quello che si è stati. L'arte è unsimbolo, perchè l'uomo è un simbolo.

«Io non rimpiango un solo istante di aver vissutoper il piacere!»

Non i piaceri, il Piacere. Il Piacere, per quantoraro, è un fatto: i piaceri, quantunque abbondantie comuni, sono una ricerca e quasi sempre vana.

Quando si riesce ad opporre al gigante Tædiuml'esercito dei nani piaceri, il gigante soffoca i nanicon qualche gesto, e riprende la sua posa stanca.

I moralisti non concepiscono la parola «Piacere»se non come un richiamo agli appetiti piùumili. Esaltano le idee di dovere, di solidarietà, disacrificio, mai l'idea di godere, di fare della vitauna luce, un infinito, un piacere. Secondo le loroabitudini spirituali, un'idea simile è un'idea che offendee degrada. Una filosofia del piacere! Ma significamancare d'ideale.

Rispondiamo senza timore: il piacere può benissimoessere un ideale e molto favorevole allo sviluppoe alla grandezza dell'umanità.

Dal Cristianesimo in quà gli uomini non si sonooccupati del piacere se non per condannarlo, e glistessi poeti, così eloquenti sul dolore, hanno trattatoil piacere con un certo disdegno. In questi ultimianni, veramente, è avvenuta una reazione infavore della

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