ISTORIA CIVILE
DEL
REGNO DI NAPOLI
DI
PIETRO GIANNONE
VOLUME NONO
MILANO
PER NICOLÒ BETTONI
M.DCCC.XXII
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STORIA CIVILE
DEL
REGNO DI NAPOLI
Il Regno di Filippo III, che quasi cominciò colnuovo secolo XVII, paragonato con quello del padree dell'avolo fu molto breve; e per ciò, che riguardail nostro Reame, voto di grandi e segnalati avvenimenti.Succedè egli al padre in età poco più di ventianni, e secondo il costume de' suoi predecessori presel'investitura del Regno da Papa Clemente VIII a' 9 disettembre dell'anno 1599[1]. Non vi regnò, che ventidueanni e mezzo, insino al 1621, anno della suamorte. Filippo suo padre gli lasciò la Monarchia ancorchèdi sterminata grandezza per lo nuovo acquistodel Regno di Portogallo, infiacchita però di denari edi forze. Fu egli un Principe, quanto di singolarepietà, altrettanto disapplicato al Governo, e che contentodella Regal Dignità, lasciò tutto il potere a' Consigli,a' Favoriti, ed a' Ministri. Nel suo regnare comandarono[6]in Napoli quattro Vicerè, de' quali il primofu D. Ferrante Ruiz di Castro Conte di Lemos,del quale, e delle cose più ragguardevoli accadute intempo del suo governo, saremo ora brevemente a narrare.
Rimosso, per le cagioni rapportate nel precedentelibro, il Conte d'Olivares, fu da Filippo III destinatoVicerè il Conte di Lemos, il quale giunto inNapoli a' 16 di luglio del 1599 insieme con D. Caterinadi Zunica sua moglie e D. Francesco di Castrosuo figliuolo secondogenito, applicò subito (essendo dispirito grande e magnanimo) a perfezionare ed ingrandiregli Edificj pubblici, che i suoi predecessoriaveano lasciati imperfetti. Ma tosto fu richiamato acose più gravi e serie, per una congiura ordita inCalabria da Tommaso Campanella, della quale bisognaora far parola.
Costui avendo sofferta lunga prigionia in Roma, dovei suoi difformi costumi e l'aver dato sospetto dimiscredenza, l'Inquisizione gli avea fatto soffrire isuoi rigori, ritrattandosi degli errori, e mostrandonepentimento, ottenne d'esser liberato; ma gli fu assegnatoper sua dimora un picciol Convento in Stilosua patria, donde non potesse più vagare. Ma essendo[7]di genio torbido ed inquieto, per vendetta de' rigorisofferti in Roma, cominciò in quell'angolo a tentarnuove cose. Persuase a' Frati di quel Convento, chenell'anno 1600, secondo gli aspetti degli Astri, di cuiegli ben s'intendeva, doveano accadere grandi revoluzionie mutazioni di Stato, e spezialmente nel Regnoed in Calabria: che per ciò bisognava prepararsi efar comitiva di gente armata, perchè a lui gli davail cuore in quella rivoluzione di mutar le