P. A. CURTI
IL LAGO DI COMO
E
IL PIAN D’ERBA
ESCURSIONI AUTUNNALI
ILLUSTRATE DA INCISIONI IN LEGNO.
Dal bel rapir mi sento
Che natura vi diè.
Parini.
MILANO,
PRESSO L’EDITORE GAETANO BRIGOLA
—
1872
TIP. BERNARDONI.
[5]
L’andare in villa, non molt’anni addietro, era dipochi, di que’ felici soltanto che la fortuna aveva dallanascita privilegiati, o ne’ commerci arricchiti: ora gliè, può dirsi, dei più.
S’è così tornati alla manía del basso tempo antico,quando noi s’era colonia di que’ famosi prepotenti cheerano i Romani. Cicerone — tanto per nominare qualcunod’universal conoscenza — che non era tra i piùfacoltosi, nè da patrizia famiglia nato, s’era appagato diuna sua velleità e contava nientemeno che ventiquattroville di sua proprietà, quantunque invero non prediligesseche le sue case di Tusculo e di Pompei; e CajoPlinio il Giovane, quello stesso che fu delle nostre parti,anzi della città di Como, — senza dir del suo Tusci che[6]egli aveva alle pendici dell’Appennino toscano, e delLaurentino che possedeva in Romagna sul litorale delMediterraneo fra le città d’Ostia e di Laurento — lungole sponde ridentissime di questo Lario, dove stoper accompagnare il mio lettore, ne aveva due, l’unaa Villa, che denominò Commedia, l’altra prossima aBellagio, che denominò Tragedia.
Io perfino, che divido le cure della vita fra le cause,i processi criminali e le umane lettere, ma che da Ciceronee da Plinio son per merito e ricchezza lontanoquanto ci corre dal gregario al generale, partecipedella febbre che ha i moderni invaso, mi son passataalla mia volta la follia di una villa, piccola sì, ma ame bastevole: parva sed apta mihi, come direbbe ilgran lirico latino.
La manía poi del viaggiare a solo titolo di divertimentoè tutta propria dei nostri tempi; è il portatoinevitabile delle tante vie ferrate e de’ vapori che solcanotutti i mari; i Romani l’avevan pure, ma pel sologusto matto di tribolar le nazioni cui portavano laguerra e di svaligiarle interamente...
Ma io la piglio forse soverchio da lontano, per ispiegareal mio lettore le ragioni di questo libro, nè vabene che l’annoi sin dal principio.
[7]
Volevo dire adunque che da noi, in Lombardia principalmente,non c’è caso: quando arriva l’autunno, sivuol proprio andare alla campagna; che noi della capitale — intendola morale — si sognan tutto l’anno lerive del Lario o i placidi e verdeggianti colli del Piand’Erba, e beati se ci possiamo andare! So di chi s’acconciaa scampagnare nella catapecchia della nutriced’alcun suo bambolo; d’altri a condannarsi a starsenechiusi nelle case di Milano, purchè si creda che siasialla campagna.
I viaggiatori che ci visitano, non ci lasciano se primauna giornata non abbiano passato