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Storiella vecchia
Era matto o aveva fame?…
Cavalleria assassina
Scellerata!…
Quintino e Marco
Terza Edizione
1.° Migliaio
ROMA
CASA EDITRICE A. SOMMARUGA E C.
Via dell'Umiltà
1884
901—Firenze, Tip. dell'Arte della Stampa.
Al mio carissimo Amico
Se Domenico Ghegola non fu un eroe, la colpa certo non è stata sua, madel coraggio che sempre gli venne meno in tutte le circostanze dellavita.
Vi è, non è vero? un certo coraggio sui generis, così detto dellapaura, il quale, alle volte, spinge anche i timidi a compiere prodigidi valore…. Ebbene, lo credereste?… Domenico Ghegola non ebbe maineppure il coraggio della paura.
Tuttavia, però, non bisogna credere che, di tanto in tanto, non se lasentisse anche Menico, così tra carne e pelle, la fregola di essere oalmeno di parere un ammazzasette; ed anzi, si può dire di più, che,per diventare un eroe, o soltanto un di quei buli capaci di tener lagente in soggezione, egli avrebbe fatto di tutto; tranne, s'intende,di mettere in pericolo una goccia del suo sangue, o un'ora della suavita.
Egli non discorreva che di scherma, di duelli, di fucili e di cannoni.Passava l'intera giornata in sala d'armi; e nel cortile di casa s'erafatto costruire un bersaglio per divertirsi nel dopo pranzo. Le suestanze erano tappezzate di sciabole, di spade, di pugnali e di stocchidi ogni forma e di ogni tempo, dalle scimitarre ricurve alla turca,agli spadini flessibili delle Eccellenze veneziane. I quadriricordavano qualche battaglia fra le più sanguinose della storia;nella sua camera, inchiodato forte sul muro, accanto al letto, tenevaun guancialino di pelle, sul quale, per esercitarsi il pugno, tiravalesto lesto varii colpi di fioretto ogni mattina appena alzato, e ognisera prima di coricarsi. I ferma-porte rappresentavano degli zuavi colmuso nero come il carbone, delle armature antiche e dei cannoni…. dilegno. La sua biblioteca conteneva i migliori trattati di scherma e icodici più autorevoli della cavalleria; gli unici versi ch'eglisapesse a memoria eran quelli del Tasso, quando descrive il duello diTancredi con Argante.
***
Tutti i giorni, durante la guerra del 59, perchè la nostra è unastoriella vecchia, egli, a sentirlo dire, voleva passare il confine,emigrare in Lombardia, correre in Piemonte, entrare nell'esercito,arruolarsi con Garibaldi…. e invece restava sempre fermo al di quadel Garda, non decidendosi mai al salto del Rubicone, brontolando conle sue amiche contro il Comitato segreto,