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in cooperation with Progetto Manuzio, http://www.liberliber.itProject by Carlo Traverso, revision by Claudio Paganelli.

LUCIANO ZÙCCOLI

ROBERTA

MILANO

FRATELLI TREVES, EDITORI

1919.

PREFAZIONE.

Sarebbe difficile dire quali fossero esattamente le intenzionidell'autore di Roberta allorchè egli scrisse, tra il 1896 e il 1897,quel romanzo. Certo, non intendeva compiere una rivoluzioneletteraria, nè fondare una scuola; scriveva allora così sinceramente,per impeto di passione e per commozione d'animo, come scrive oggi.Egli viveva in una villa di quella incantevole Riviera di Levante, dicui sono nel libro parecchi tentativi di descrizione. Gli vennel'estro dallo spettacolo del mare, dalle luci stupende, dalla gioiadella natura che è, per tutta quella plaga, così ricca e possente? Glivenne l'ispirazione da qualche ora di vita vissuta, più notevole estrana, perchè infinitamente malinconica in quella ridente cornice?

Forse e per l'una e per l'altra cagione scrisse Roberta; per latristezza dei casi umani, per la bellezza degli spettacoli naturali; el'una e l'altra gli consigliarono una forma calda fino alla violenza,bizzarra e impreveduta, carica d'imagini e di comparazioni originali.Poi diede il libro alle stampe e non se ne curò più.

Ma rileggendo oggi il volume, per questa nuova edizione messa fuoridalla Casa Treves, l'autore s'è accorto che veramente c'era ragione aschiamazzare come schiamazzarono i critici di quel tempo.

In Roberta la forma—l'ho detto—è libera, strana, senza freno,impetuosa, ardita. Sfogliamo insieme qualche pagina, e troviamoqualche esempio. L'autore si sforza di personificare ogni senso edogni sentimento e di chiudere un pensiero nel più stretto cerchio diparole che gli sia possibile. «Mai,—dice sul principio—mai comequando le due sorelle si gettavano una nelle braccia dell'altra, maicome allora eran così fresche reduci dall'odio, mai come allora avevansentito passar sulle reni una cosa viscida e molle, che si chiamaribrezzo». «I suoi pensieri sfilavano come una torma di volpi azzurresul disco bianco della luna». «Doveva attraversare le forestemillenarie della passione, che tutte le donne pari a lei, avevanoattraversato». «La sua giovanezza era una chiara fonte in un parcoabbandonato». «Le vecchie regole morali erano goffe come unaprocessione di gesuiti attraverso a una folla di donne scarlatte». «Ele idee dei tempi rosei mutavano in una fuga di statue a cui il cuoreappendeva corone di rimpianto e di rimorso».

Curioso a dirsi; nel mentre vado sfogliando quel romanzo e citandopoche imagini tra mille, mi soprapprende il pensiero che l'autore diRoberta sia stato un precursore. Oserei dire, un precursore delfuturismo; ma d'un futurismo che non sconvolgeva nè il vocabolario nèla grammatica, e che voleva essere prima di tutto sintetico e pronto,immediato e dritto. Pare che Roberta volesse dire una parola menousata in quei tempi, vent'anni or sono, in cui o si imitava ilD'Annunzio, o si scriveva pedestremente, conversando alla buona collettore e mescolando la propria personalità con la personalità dellefigure che dovevan vivere la loro vita nel romanzo. E l'autore, qua elà, nelle sue pagine, riduce l'imagine e il pensiero, per brevità, «almotto d'un anello», come direbbe Amleto; e ne esce una musica dellepiù inattese, che può essere bella, che può essere brutta, ma che nonè la fanfara festiva e stridente a cui siamo a

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