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PE’ BELLI OCCHI DELLA GLORIA


SALVATORE FARINA

PE’ BELLI OCCHI DELLA GLORIA

SCENE QUASI VERE

MILANO
ALFREDO BRIGOLA & C.
EDITORI


Proprietà letteraria.

Milano 1887. — Tip. Pagnoni.


[5]

Lettera apertaall’amico e collega carissimo
GIOVANNI FALDELLA

Ti ricordi? Un giorno del passato anno, girellandoper la campagna soleggiata dall’arte, contenti ditrovarci insieme, molto lontani dagli stradoni polverosidell’accademia, i quali tratto tratto, per un acquazzonedi arte novissima, diventano pozzanghere, si vennea dire della distinzione che fanno taluni fra la letteraturaamena e... quell’altra, che è poi la letteraturagrande, dotta, illuminata e seria.

Si espresse il sospetto che quella letteratura massimanel più dei casi non sia grande se non nell’arroganza;e io andai fino ad affermare che qualche[6]volta è semplicemente buffa, e tu mi desti ragione.Corroborammo poi l’affermazione con esempi e conrisate, che fecero ammutolire le cicale negli alberi vicini.

Si passò poi in rassegna tutta quanta l’arte, perarrivare di buon passo all’arte nostra. E qui ci fermammovolentieri, essendo tutti e due d’accordo nellamentare l’imbecillità di certa critica solenne, che vain giuggiole, o almeno dice, quando può ripescarenegli archivi una novella sconclusionata, in cui nonè pensiero, nè arte, e nemmeno stile; nel compatireallegramente un arrogante illustre, il quale un giornonegò ogni valore alla prosa per conceder tutto alla poesia,e un altro giorno disse ira di Dio del romanzo edei romanzieri, mettendoci tutti in un fascio, e arriveràfinalmente, se pure non è arrivato, a dire che l’arteè... lui soltanto.

Ma come mai, dicevamo, si può esprimere sul serioquesta disistima per una forma letteraria? Che ilromanzo sia una forma amena e popolare, potrebbesembrare un disastro alla gentuccia letteruta(come scrivesti tu) la quale non si pasce se non diradici; ma chi ha appena un dito di cervello sotto ilcappello a stajo non stenta a riconoscere che se tuttele forme letterarie possono dire qualche verità, il romanzopuò dirne più delle altre, unicamente perchè èpiù ascoltato.

Per contro è verissimo che questa popolarità della[7]forma narrativa, ha allagato l’Italia di racconti incui, tolto il titolo solleticante e la favoletta inverisimile(e appunto per ciò data per vera), si nota peggioche mai la grave malattia di cui la letteratura italiana,a essere sinceri, è afflitta da parecchi secoli:l’anemia del pensiero.

E non bastando il diluvio di romanzucci piovuti inItalia, vi è il guajo dell’inondazione, perchè le Alpinon sono dighe abbastanza sicure da non lasciar straripareil romanzaccio.

A dir poco, due milioni di quasi analfabeti si nutronoquotidianamente del fatto vario del romanzierefamosissimo e francese che cento giornali imbandisconoin appendice, timorosi che un cattivo giorno di magropossa essere troppo scarsa la cronaca dei fatterelligrassocci e pepati, fornita dai tribunali e dalla questura.Niente di male, dicevamo noi. Non pretendendo che idirettori di giornali si piglino la scesa di capo dicorreggere il gusto del pubblico, arrivavamo fino a direche il lettore arguto forse si forma a

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