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F. DE ROBERTO

DOCUMENTI UMANI

MILANO.—FRATELLI TREVES, EDITORI.—MILANO.

       ROMA TRIESTE BOLOGNA
  Corso, N.° 389. presso G. SCHUBART. Angolo Via Farini.

    LIPSIA, BERLINO, VIENNA, presso F. A. BROCKHAUS.
    BUENOS-AYRES, presso la LIBRERIA ITALIANA, Calle Florida, 266.
    PARIGI, presso J. Boyveau, 22, rue de la Banque.

DOCUMENTI UMANI.

F. DE ROBERTO

DOCUMENTI UMANI

MILANO

FRATELLI TREVES, EDITORI

1888.

PROPRIETÀ LETTERARIA

Riservati tutti i diritti.

Tip. Fratelli Treves.

PREFAZIONE.

Gentilissimo signor Treves,

Compiono oramai quasi due anni dacchè Ella, rispondendo all'offertache io le avevo fatta della mia Sorte, mi disse, con moltelusinghiere espressioni per la mia attitudine al novellare, di nonpoter pubblicare quei racconti perchè non ne approvava il genere. «Nonsi descrive—diceva la sua lettera—che quel che vi è di brutto, dimarcio, di sensuale nella società. Poi, tutti i personaggi sonoantipatici. È possibile che una società sia tutta formata a quel modo?E lo fosse pure, è egli artistico dipingere i quadri tutti di uncolore, sopprimere i contrasti di colore, come quelli di passioni, disentimenti? Il color rosa fu giustamente deriso, ma almeno eraallegro; il nero, il tutto nero, ha gli stessi torti, più quello diessere triste…. Racconti simili—soggiungeva—non voglio piùpubblicarne. Ho parecchi peccati editoriali sulla coscienza; nonintendo aumentarli, diffondendo un genere che io considero assaipernicioso, non solo per il senso morale, ma anche per il buon gustodelle nuove generazioni. Una cucina letteraria composta tutta didroghe non può che rovinarlo.»

Quantunque mi rincrescesse di non poter affidare il mio libro ad unaCasa come la sua, il rifiuto—Ella già lo prevedeva—non mi distolsedal pubblicarlo. Ma il successo dette ragione a lei. Se Ella ebbe lacuriosità di tener dietro ai giornali che parlarono delle mie novelle,potè vedere come la maggior parte di essi non facessero se non delleparafrasi del giudizio che, alla lettura del manoscritto, Ella neaveva dato. «Uomo avvisato, mezzo salvato,» pareva che Ella avessevoluto dirmi; io non le diedi retta, ed accadde quel che dovevaaccadere.

Mi crederà se io le dico che, prima ancora del giudizio dei critici,prima ancora del Suo ammonimento, io avevo previsto la sorte—senzagiuochi di parole—che era riserbata al mio volume? Se avessi potutofarmi illusione, l'esperienza dei miei maestri ed amici mi avrebbeaperto gli occhi. Parlo di Giovanni Verga e di Luigi Capuana, di duescrittori nei quali i critici della Sorte hanno trovato i mieimodelli, facen

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