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STORIA
DI MILANOTOMO II.


STORIA
DI MILANO

DEL CONTE

PIETRO VERRI

COLLA CONTINUAZIONE

TOMO II.

MILANO
PRESSO IL LIBRAIO ERNESTO OLIVA
Contrada de' Due Muri, N. 1044
1850

[5]

CAPITOLO XI.Di Matteo I, di Galeazzo I e d'Azzone Visconti,signori di Milano.

La storia d'un paese repubblicano può paragonarsi aduna vasta pittura che rappresenti un grande ammasso dioggetti variati, sulla quale scorre lo sguardo, incerto taloraquali delle figure meritano un'attenzione distinta; alcunioggetti veggonsi appena illuminati, altri indicati appenain lontananza; e nella memoria non rimane poi senon un tutt'insieme. Laddove la storia d'un paese soggettoad un principe si rassomiglia ad un quadro storiato,di cui le figure tutte servono al risalto del principale ritratto,che a sè chiama i primi sguardi dello spettatore,nella mente di cui rimangono le tracce distinte della fisionomiarappresentata e della disposizione del quadro. Mutatala forma tumultuosa ed instabile della nostra città;assoggettata questa alla signoria de' Visconti, i costumi, lafelicità, la pace, la guerra, la povertà o la ricchezza diventaronodipendenti della buona o cattiva indole del sovrano, sulquale principalmente convien fissare lo sguardo. (1311) ITorriani vennero per sempre scacciati, siccome dissi, dallacittà. Matteo Visconti collo sborso di quarantamila fiorinid'oro, l'anno 1311, nel mese di luglio, ottenne dal re deiRomani, Enrico di Lucemburgo, un diploma col quale locreò vicario imperiale nella città e contado di Milano. Diciassetteanni prima, Matteo istesso era stato creato vicario imperialedall'augusto Adolfo, non di Milano soltanto, ma ditutta la Lombardia, come mero e misto imperio. Il re Enricodoveva abbandonare la Lombardia, ed inoltrarsi versoRoma, ove ricevette la corona imperiale. Egli aveva in animodi sottomettere il regno di Napoli, ma gli mancavano i danari;[6]non è quindi meraviglia che, volendo egli trar profittodalla carica di vicario dell'Impero, la concedesse un uomoche gli dovea tutto, cioè Matteo Visconti. (1313) Passò poiquel buon imperatore nella Toscana, ove, a Buonconvento,morì il 24 agosto 1313. La controversa cagione della dilui morie non è un oggetto appartenente alla storia diMilano. L'arcivescovo di Milano era uno della casa dellaTorre, cioè Cassone della Torre; e doveva vivere esuledalla sua patria, seguendo il destino della sua famiglia.Egli dalla Francia, ove stavasene ricoverato presso del papa,si portò a Pavia, città che allora non era dominata dai Visconti,e l'anno 1314 da Pavia scrisse a Matteo Viscontiuna lettera che comincia così:[1] Cassonus etc. Viris utinamprovidis Mattheo Vicecomiti, vicario et rectori,sive capitaneo, potestati, sapientibus et antianis, consiliariis,consulibus, consilio, Communi civitatis Mediolani,et Galeatio, Luchino, etc.; indi espone i mali fatti aipossessi arcivescovili, e conclude:[2] ut ideo tu MattheusVicecomes, et ilii ut supra nominati, nisi vos emendavetisde praedictis, in perpetuum excomunicamus, anathematizamus,omnique commercio humano ac ecclesiasticasepultu

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